Battaglia della Fornarina
Ci sono uomini che devono molto di più alla leggenda che alla storia, molto di più alla penna dei letterati che ai loro effettivi meriti
Ci sono donne che restano nella memoria letteraria solo per nobiltà designata o acquisita.
Ma se accade, com’è accaduto, che una donna popolana per nascita si distinguesse per coraggio e ardimento allora può accadere, com’è accaduto, che non ne venga tramandato il nome.
Correva l’anno 1377, la vita scorreva tranquilla nella città fortificata di San Ginesio.
I giovani si addestravano all’uso delle armi per difendere il dominio che avevano su un vasto territorio, le picche si alzavano al cielo e si abbassavano per puntare il nemico, le lame brillavano al sole e gli arcieri tendevano gli archi.
Ma la prosperità dei sanginesini era invisa a Fermo, e le due città si fronteggiavano dall’alto dei loro colli.
Il 30 novembre di quell’anno era notte fonda e una giovane fornarina tornava a casa dopo essere stata a comandare il piano quando.. nel silenzio si accorse che i fermani stavano per assalire la sua città!
<< Aiuto, allarme! Ci attaccano! >> gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo.
I soldati fermani entrarono dalla Porta Picena per fare strage ma trovarono una fiera resistenza, erano pronti i soldati sanginesini, armi in pugno, e lo scontro fu cruento.
Anche il popolo accorse armato di bastoni e le frecce degli arcieri volarono contro il nemico.
Il rumore delle spade incrociate era assordante, lance e picche infilzarono e furono grida terribili, urla di dolore, membra martoriate, e fu sangue.
Il nemico fermano fu annientato, i pochi sopravvissuti fuggirono: San Ginesio fu salva.
Grazie alla presenza di spirito e al coraggio di una piccola fornarina, mantenne la sua indipendenza.